Accettiamo questo muto patto.

La crescita mentale, la presa di coscienza, le esperienze passate che pesano sul presente,
ci trasformano plasmando il futuro. Vorrei poter affermare d’essere migliorata,
ma non sta a me giudicare. E guardo ancora da quella finestrella
aperta proprio al centro della fronte, osservando l’esterno con l’occhio interiore…
Accetto e affermo d’essere, ancora nel dormiveglia,

Nonostante la confusione che circonda tutti quelli come me,
cercando una voce tra la folla con un accento straniero mai udito per il mondo.
Perché dopo il crack finanziario, l’epurazione, la paura  di un male infido,
abbiamo decelerato in corsa.
Durante quel tempo, che sembra perso, la vita s’era estraniata,
e nonostante tutto, anche se l’impalcatura sembrava in rovina,
abbiamo cercato di raccogliere un po’ di quei mattoni,
quelli con cui avevamo costruito i nostri castelli.
Man mano che  l’esistenza va, passa il tempo, desiderando piccole cose
che fanno bene alla mente e allo spirito, trasmettendo serenità, anche al nostro amato cuore.
Ma questo non basta, perché non si vive di solo pane,
e rammentiamo nella nostra solitudine  di non donare perle ai porci…
Continuando però a fidarci, ogni volta, consapevoli del fatto che
il forse è sempre in agguato, ma a noi piace rischiare,
giocare con pochi punti in mano. Azzardiamo nuovi percorsi,
ritrovando quelli persi, e spesso non ci spiace riprovare vecchie sensazioni.
Forse siamo inguaribili romantici, a volte scettici quanto basta,
amiamo ammirare panorami puliti , senza fuliggine,
di quel cancro che infetta le città e che consuma lentamente la sua umanità.
Quelle alte vette ci separano come un muro, circondando i nostri microcosmi,
dove all’esterno, nel suo fulcro muore una parte di noi poco a poco.
Ammettiamo per una volta che abbiamo temuto quel mondo fuori la porta,
ingigantendo quei soffi d’aria gelida che arrivano dalla rarefatta atmosfera.
I_C