La tempesta

mare in tempesta

E’ di notte che si compiono le magie, e in luoghi dove il sole rende tutto chiaro, immersi nei pulviscoli della realtà,

divengono misteriosi e aperti alla fantasia, appena la luna sosta in cielo e verrebbe quasi da chiederle come stai?

Mi ricordo di una notte estiva, e di come il caldo rendesse agitato il mio sonno, cercavo il modo

per addormentarmi.. D’un tratto dal cielo stellato cadde un vento che aumentò la sua forza,

facendo cigolare gli scuri delle finestre, muovendosi nell’invisibile i raggi della luna invasero il buio della stanza,

ombre di alberi argentei in movimento si specchiavano sulle pareti. Mi rannicchiai nel mio angolo, abbracciandomi

come facevo da bambina, sul mio cuscino passarono nubi nere e minacciose, occupando il mio spazio di cielo.

Mi sentivo come le nuvole, sospinta dal maestrale d’un mare ingrossato dalla magia lunare.

Pronunciavo la formula per calmare gli elementi, e mi ricordo che funzionava, dai ricordi infantili tornava chiara nella mente.

Ma, il temporale aumentò la sua forza oscura, e nere profezie sembrava predire, colavano sui vetri le paure

battute dall’acqua, scivolarono velocemente sotto il davanzale, come un mostro tentacolare

si insinuava nella mia stanza, rendendo l’aria ancora più pesante. La spiaggia fu presa da un turbinio di sabbia,

invadendo ogni intimo rifugio, cattedrali di arenaria sminuzzavano le loro monolitiche figure in un caotico pulviscolo.

Sopra ogni cosa lasciata all’aperto si alternavano getti violenti di pioggia, a ventosi sprazzi di fredda luce,

scoprendo un’albore fuggiasco. A momenti , sembrava che la casa volesse sollevarsi nel vortice funesto.

Intanto pregavo, nella consolazione di passate tempeste e di quando correvo nel letto di mio padre per farmi confortare.

E la sua voce, confondeva le fauci del drago e il tuono seguito dalla folgore, e santi e personaggi fatati

arrivavano in soccorso di bambini spaventati. I rami sferzati dalla tormenta sembravano chiedere con me un patto

d’alleanza, sfogati pure forza della natura, ma non distruggere le cose belle. E fu così che la scogliera fu coperta

dall’ombra nera, infuriati i cavalloni correvano a riva, trascinandosi l’onda che sbuffava di salino, trasudando in piccole

caverne, dove i pesci si mettono al riparo. Tenere conchiglie imbrillantarono il fondale ,e ritardatari del mare

s’affrettarono a rientrare. Sorpresi dalla tempesta i gabbiani alla deriva dell’aria gridavano, nel richiamo quasi disperato

volteggiavano come condor sui nidi invasi dal gigante, raspava col suo artiglio la roccia sottostante.

Chiusi gli occhi e desiderai la quiete ma, l’occhio del ciclone scorse la mia fede , e m’illuse fermando il cielo..

Il silenzio raccontava, in una sospesa dimensione aleggiava il pericolo, tutt’intorno la vita s’ammutolì,

in attesa d’una replica violenta della scena di terrore. Un boato vomitato dal tetto del cielo fece sussultare le anime e i vetri,

si mossero dallo spiffero preso dagli elementi le tende, come vele sfuggite al comando del timoniere, strappavano la rotta.

S’udiva il maligno fischio del vento, che sembrava divertito a vegliare sul mio sonno tormentato .

Il vento aveva sparecchiato la spiaggia dalle sue vettovaglie, ed ora assorbite dal mare galleggivano tra le meduse

in balia della corrente, l’ora passò sull’inquitudine, e lo stesso ciclone impietoso,

scostò il mantello della morte. La luna spinta dall’ intermittenza di lenzuola stese,

imbiancava visi basiti. Si ritirarono le onde mortali, e la risaccà tornò ad addolcire i sogni sulla battigia, e dalla bacchetta

magica d’una fata, scaturì un raggio dorato aprendo la tenebra d’un incantesimo domato.. All’alba evaporarono le gocce

salmastre, e granelli di sale s’unirono alla roccia frastagliata, seccandosi come specchi opachi, insaporendo scialbe

giornate. Pomodori di mare arrossivano al sole e sopravvissuti saltavano come delfini sull’acqua, rincorrendo la vita.

ViolaNerapoetry