Questo imbiancarsi dell’esistenza, tra bocche che vogliono solo sfamarsi

città

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un lampione proietta l’ombra di strani animali,

scivolano sui muri cadendo nel tonfo della pioggia.

E’ goccia d’acqua quella che segue il circolo concentrico,

e guarda lo stesso cielo, da una finestra diversa dalla tua.

Respiro quell’acre ossigeno della sera, quello della città

che ha seminato il caos, ed ora cerca il suo riposo,

sotto luci soffuse, stretta in lenzuola sempre uguali,

contorte sul corpo sudato, sotto il peso dei suoi pensieri.

E ti chiedi come certe storie possano iniziare,

e di come l’estraneo possa divenire il tuo confidente,

amante, amico. Forse per tutti è il caso a sceglierci,

farci bussare alla stessa porta, di un giorno

che trasforma le nostre esistenze, incrociarsi

per una strada mai presa, ma quel giorno aperta

alla nostra curiosità. Seduti ad ascoltare la radio

affacciati alla sera, quanto possiamo imparare

dalle parole delle stelle, che non smettono mai

di riflettere sulle nostre vite, lontane come i desideri inespressi

e belle da guardare, da non stancarsi mai. Cantano

le canzoni impresse nel suono sordo dei sentimenti,

portate a braccetto dall’infelicità, che recita la sua opera ultima,

la prima è stata cancellata da disperazione colta

nell’apprendere d’essere arrivati alla fine della storia.

Dai sottotetti dei palazzi fugge il calore dell’inverno,

chiuso nelle case, coperte dal velo dell’intimità,

che paura la sua parola, come il buco di un tomba,

separa le persone dal mondo, dal caos iniziale 

che li ha svegliati appena in tempo, per vedere il giorno

sopportare l’arrivo della notte, ed ancora distesi su quei letti,

sempre vuoti d’amore e di comprensione, pensano,

premeditano, a volte fanno anche progetti per il futuro.

Ma quale sarà per ognuno, 

 sarebbe meglio non chiedersi, che fine farò,

dove andrò, saremo ancora insieme?

Le domande sono spilli nel cervello,

specialmente quelle che riguardano l’andare del tempo,

e come in un flash ti guardi una mattina e lo specchio

ha i colori dell’argento. Sorridi, non puoi fare altro

che contemplare il suo passaggio ingrigito, attendere

che smetta di piovere e scansare quella goccia

che cade dal cielo e ti prende sempre sull’occhio.

Disegna una lacrima donata dalle nuvole,

coperte delle nostre malinconiche serate,

lasciate ad asciugare al sole, svaniscono insieme alla tristezza.

ViolaNerapoetry

ritratto di immacolata chessa
Pubblicato da immacolata chessa il Mer, 06/03/2013 – 00:07