La Terra un potente motore geotermico, le temperature massime registrate negli ultimi anni, l’impatto ambientale.

gaia
Le emergenze del pianeta diventano un unico coro nella Giornata della Terra. Istituita nel 1970 dalle Nazioni Unite, la giornata dedicata alla salvaguardia del pianeta si celebra il 22 aprile di ogni anno, un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera. Omaggio dovuto alla Madre che in questo momento vive..

un secolo disastroso
Una ricerca della Oregon State University e della Harvard University ha ricostruito il quadro globale dei cambiamenti climatici a partire dalla fine dell’Era glaciale. Lo studio, che si è avvalso dell’analisi chimica e fisica di fossili provenienti da 73 siti in tutto il mondo, rileva che la temperatura media della Terra è oggi superiore a quella che il pianeta ha avuto per il 70-80% del tempo negli ultimi 11.300 anni.
Uno dei ricercatori che hanno firmato la ricerca, Shaun Marcott, ha sottolineato che, a differenza della maggior parte degli studi simili (che sono concentrati su aree regionali), in questo caso ci si è sforzati di fornire una ricostruzione il più possibile completa dal punto di vista geografico. Inoltre, anche l’aspetto temporale è stato ampliato, focalizzandosi sull’intero Olocene, l’epoca geologica iniziata circa 11.700 anni fa e durante la quale è nata e si è sviluppata la civiltà umana. In questo modo gli studiosi hanno potuto monitorare l’impatto umano sul clima nei diversi periodi storici.
Gli attuali elevati livelli di CO2 hanno provocato appelli per lo sviluppo di tecnologie atte a recuperare il carbonio dall’atmosfera: il più recente è quello della National Academy of Sciences. Il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (ICCP) delle Nazioni Unite suggerisce la coltivazione di piante da bruciare al posto del carbone per produrre energia elettrica, con la cattura alla ciminiera della CO2 emessa, da seppellire poi in “pozzi di carbonio”, in gergo: BECCS, bioenergia con cattura e stoccaggio del carbonio, una tecnologia di cui esistono alcuni esempi sparsi in tutto il mondo. Altre proposte vanno dalla produzione di alberi artificiali in grado di catturare la CO2 in eccesso sparsa nei cieli, alla concimazione degli oceani con ferro e diatomee perché facciano per noi il loro invisibile lavoro.
I piani elaborati da Cina, Unione europea e Stati Uniti sono già ampiamente noti, se non formalmente presentati. Complessivamente, sono i passi più impegnativi mai intrapresi per affrontare il riscaldamento globale, ma le analisi scientifiche suggeriscono che sono probabilmente inadeguati alla prevenzione dei fenomeni di cambiamento climatico.
Unione europea, Stati Uniti e Cina fanno ancora affidamento sui combustibili fossili e finora il mondo è stato lento nel cambiare questa abitudine. La Cina è diventata il maggiore inquinatore del mondo e milioni di cinesi sono usciti dalla povertà a forza di bruciare sempre più carbone, un sistema che l’India spera di imitare nel prossimo futuro.
Anche se temperature elevate sono già state raggiunte in passato per cause naturali, come le fluttuazioni solari, si è trattato di variazioni climatiche frutto di un processo lento e graduale. Al contrario, dopo la rivoluzione industriale la Terra si è riscaldata molto velocemente. Inoltre, secondo uno degli altri autori della ricerca, Peter Clark, il cambiamento della posizione terrestre rispetto al sole che si è registrato nel corso degli ultimi 5000 anni avrebbe dovuto implicare una diminuzione della temperatura, non un suo aumento. Ciò significa che il riscaldamento attuale può essere attribuito principalmente alle emissioni di gas serra prodotte dall’uomo.
Ma la tendenza più importante, in realtà, riguarda il futuro. Sulla base delle tendenze attuali, infatti, lo studio conferma che il pianeta continuerà a riscaldarsi in misura che in larga parte dipenderà dal livello di emissioni di anidride carbonica: l’aumento potrà variare fra 1 e 6 gradi. In altre parole, la Terra del 2100 avrà la temperatura più alta mai raggiunta nel corso dell’intero Olocene.
Tutti i ” glaceologi” concordano sull’esistenza di almeno 4 grandi glaciazioni che hanno fatto avanzare e poi arretrare tutti i ghiacciai del nostro pianeta. La domanda che si pongono tutti gli studiosi è se l’effetto serra, accentuato dall’uomo, stia modificando in modo irreversibile il divenire nel nostro Pianeta. L’anidride carbonica è uno dei gas serra, naturalmente presenti nell’atmosfera, che assorbono e riflettono il calore emanato dalla terra e dagli oceani, altrimenti disperso nell’universo. Senza questa capacita’ di trattenere il calore, il nostro Pianeta sarebbe sicuramente più freddo e meno ospitale. Il problema nasce nel momento in cui ci siamo resi conto che, rispetto al 1800 , la nostra atmosfera ha raggiunto oggi concentrazioni superiori del 30% di anidride carbonica. Tale presenza contribuisce al riscaldamento globale del pianeta con risultati evidenti. La temperatura media del pianeta si e’ alzata di circa 0,3-0,6°C negli ultimi 100 anni e certamente il XX secolo rimane il più caldo del secondo millennio. Nell’emisfero boreale si sono raggiunte intorno agli anni novanta le temperature più elevate. Questo riscaldamento sembrerebbe più veloce e marcato rispetto ai precedenti cicli naturali riconducibile ai tempi dell’ultima glaciazione.

   Possiamo anche comprendere come mai ad esempio l’ipotesi di Gaia, estrema concezione della Terra come sistema organico, non sia stata elaborata da un geologo. La nostra generazione è stata finora impegnata in altre direzioni: materie prime, rischi geologici, esplorazione degli oceani, indagini geofisiche, ma naturalmente anche un mare di indagini sulla storia della Terra sotto tutti i suoi aspetti, da quelli biologici a quelli strutturali, come è nella tradizione geologica da sempre.
   Bisogna tener presente che, in aperto contrasto con le vedute che avevano ispirato l’opera dei fondatori della geologia moderna, in particolare tra Settecento e Ottocento, almeno la prima metà del Novecento è stata caratterizzata nelle Scienze della Terra da una polverizzazione specialistica di stampo riduzionista, che non costituiva certo un terreno fertile per discorsi epistemologici sul settore, tanto meno sulla complessità dei sistemi analizzati. 
   Concezioni come quella avanzata dal grande Hutton, il geologo scozzese di fine Settecento (1726-1797), teorizzatore dei grandi cicli naturali, convinto assertore che la Terra fosse un gigantesco sovraorganismo e che andasse studiata con le metodologie della fisiologia, non potevano certo trovare continuatori convinti. Gli ultimi appelli al mantenimento della profonda unitarietà delle Scienze della Terra, seguendo le orme di Von Humboldt (1769-1859) e di Suess  (1831-1914), sono dell’inizio del Novecento. Da allora, nonostante qualche pensatore isolato, come lo stesso Holmes, Vernadsky (1863-1945) e pochi altri, che tentavano di ricondurre ad unità il pensiero geologico, mantenendo approcci di tipo olistico, la deriva specialistica spezzettò tutto il campo. 

I continenti si stanno riscaldando e si riscalderanno più velocemente del mare; i Poli rappresenteranno aree maggiormente sensibili alle variazioni termiche. Uno degli effetti sul continente antartico, è la continua riduzione dei ghiacci e l’aumento della copertura vegetale che dalle isole subantartiche via via diverrà più estesa. Naturalmente il disgelo e la regressione dei ghiacciai sono osservabili in quasi tutti i ghiacciai del pianeta. Senza essere grandi scienziati, il confronto di alcune foto scattate 20-30 anni fa con altre più recenti, evidenzia il ritiro inesorabile delle lingue glaciali. Certamente se questo processo naturale o determinato dall’uomo non si arresterà, il nostro Pianeta in futuro subirà notevoli cambiamenti climatici e morfologici: lo scioglimento dei ghiacciai antartici finirà per rallentare fortemente o addirittura bloccare le correnti oceaniche che influenzano il clima di tutto il globo. Il livello delle acque marine subirà un aumento progressivo e, secondo alcuni scienziati, il livello del mare potrebbe aumentare tra i 5 e gli 80 centimetri nel 2100. Senza voler fare letture catastrofiche, si rivela opportuno gestire le risorse del pianeta con parsimonia e lungimiranza per aver cura della Terra, bene prezioso ed insostituibile per l’umanità.
Dopo quasi 4 miliardi di anni e mezzo dalla sua nascita la Terra conserva ancora il suo calore interno che, risalendo verso la superficie, produce il vulcanismo e si trasforma in energia meccanica causando terremoti e il movimento delle placche. Ecco il motore interno della Terra: alimentato sia dal calore primordiale sia da quello liberato dalla radioattività delle rocce, continuerà a modificare la crosta terrestre per miliardi di anni.
Ci sono due motori; l’uno interno e l’altro esterno al pianeta.
Il motore esterno è il Sole; la sua energia sulla Terra alimenta la dinamica atmosferica. Vento, neve, gelo, caldo, pioggia sono tra i più importanti fenomeni responsabili dei processi di degradazione meteorica, che portano all’erosione di tutto ciò che è stato creato dal motore interno del pianeta. L’erosione leviga i profili delle montagne, cancella i segni impressi sulle rocce dalla tettonica e livella il paesaggio. Il Sole non riscalda uniformemente il pianeta: in funzione della latitudine e delle stagioni il riscaldamento è differente. Si creano così differenze di temperatura, e quindi di densità e pressione, che creano movimenti nelle masse d’aria. Ecco così spiegata la dinamica atmosferica artefice dell’erosione meteorica.
Erosione meteorica e tettonica delle placche sono in perenne competizione per cancellare l’uno il lavoro dell’altro, trasformando continuamente il pianeta; si dice che la tettonica “propone” attraverso la sua capacità di creare rilievi e nuove rocce, mentre l’erosione “dispone” attraverso la disgregazione e la dispersione di quanto creato dalla tettonica.
Come creare energia verde, nel passato fu l’Italia ad essere prima nello sfruttamento geotermico.
La produzione di elettricità a Larderello fu un successo commerciale, oltre che della tecnica, tanto che, nel 1942, la potenza geo termoelettrica installata aveva raggiunto 127.650 kW. L’esempio italiano fu seguito da numerosi altri paesi. Nel 1919 venne perforato il primo pozzo geotermico in Giappone, a Beppu, e, nel 1921, negli Stati Uniti, a The Geysers in California. Nel 1958 un primo impianto geo termoelettrico entrò in esercizio in Nuova Zelanda, nel 1959 in Messico, nel 1960 negli Stati Uniti e negli anni seguenti in molti altri paesi.L’aumento della temperatura con la profondità, i vulcani, i geyser, le fumarole, le sorgenti calde sono manifestazioni tangibili e visibili del calore interno della Terra, ma questo calore è all’origine di fenomeni meno percettibili dagli uomini, ma di tale grandezza, che la Terra è stata paragonata ad un enorme “motore termico”.

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