La poesia questa sconosciuta.

 

In poesia è come essere su un pallone aerostatico,
alcuni vanno dove il vento porta, altri
sanno ascendere allo strato nebuloso, su nel tetto del cielo.

Spesso è difficile stare con i piedi sulla terra,
quelle radici marce non reggono il peso della testa, 
attaccate a corpi assenti, e menti prese dagli spermatozoi
nella nascita d’un poemetto.

Quelle striature di pazzia
nella genealogia delle origini, si attaccano alla pelle
come un neo, un cancro di quell’epidermide bruciata
dai raggi cosmici.

Ragnatele di energia
possono imprigionare mosche dal volto umano,
gridano aiuto ma nessuno le sente,
attaccate alla seta assassina rantolano come cani in amore.


Scapigliati, disordinati, i geni del pensiero sanno godere
e staccare la spina quando e come vogliono.
Vorrei saper dire che la merda fa fiorire sbocciando dal nulla
anche le anime sporche, i bestemmiatori per abitudine,
delatori delle convinzioni, le cambiano spesso come i pantaloni.


Stendete i vostri indumenti all’aria, fate assorbire a quelle trame
il calore della vita, e non passeggiate in bui acquitrini
dove scorre e passa oltre, acqua stagna.


La porta dello scempio poetico sbatte con violenza
in faccia ai nuovi filosofi, pane al pane e occhio per occhio.
Avrei un dente da regalare,

per mordere gli spigoli di quelle pagine,

unte dal peccato di gola di certe poetesse
che ingoiano sensi di vomito.

Maschi sempre con la cintola slacciata

s’offrono per non essere l’oggetto d’un desiderio
che smonta a mezzanotte,
dietro le tende di finestre sempre spalancate.


Il vento porta e trasporta, correndo senza meta
per le vie dell’aria cedendo il passo alle correnti,
che giungono da spiragli aperti negli angoli del mondo.
I_C