Cocenti visioni

fuoco we visione

Il fuoco ardeva e la legna appena presa dalla cesta scoppiettava come se volesse risvegliarmi dal sonnolento ed ipnotico senso di benessere, che mi donava il calore, i pensieri s’ erano affollati nella testa e nel buio della mente, mi isolavo dalla realtà facilmente in occasioni come quella. Immersa nella mia quotidiana solitudine riflettevo, evadevo incenerendo ansie lasciate al passato. All’esterno nel giardino, l’inverno aveva gelato le anime e tutt’intorno era un deserto bianco e soffice armonia col creato. Il caminetto era il mio cinema, la mia televisione in diretta col mio interiore, la lettura del mio ignoto. Spesso gioco con le fiamme delle candele, che al calore delle mani si alzano ed intensificano la loro luce, e facevo lo stesso con un piccolo tizzone che fiammeggiava fuori dal crepitio della legna , d’un tratto un fumo denso e nero uscì dalle fiamme ed invase la camera al piano terra. La casa un po isolata dalle altre, era una roccaforte dove mi ero rifugiata,fuori dal rumore della gente, dalle persone e dal caos del mondo. Aprii la finestra per far uscire quel plasma di fiamma, ma continuava imperterrito ad aleggiare nella stanza. Sono visionaria e lo so, ma questo era davvero troppo anche per la mia immaginazione, perché un’ombra si delineava e quasi ne vedevo il volto. Cercai di non spaventarmi, osservando la sua evoluzione e lentamente mi avvicinavo alla porta, per qualunque evenienza e darmi a gambe levate. Intanto il fuoco aveva aumentato la sua energia, lingue alte cercavano d’uscire dal caminetto, annerendo il ripiano , la soglia della realtà sembrava volesse cedere all’incursione d’uno spirito forse malvagio.. Ero finalmente davanti all’uscita quando qualcuno mi disse: ”Eccoti, finalmente ci conosciamo e tu scappi, sei impaurita eppure dovresti essere serena, dopotutto ci conosciamo da tempo… ” A quel punto la calma prese le mie mani, le gambe non avevano più fretta, e stranamente mi sentii tranquilla. Cercavo di capire, avevo forse evocato uno spirito? Forse nelle mie letture gotiche oppure nei testi antichi esoterici che tanto amo, ma non c’è nessuna ragione non ho mai evocato un fantasma. Iniziò da parte nostra una condivisione di sensazioni e di sguardi silenziosi, di scoperta reciproca. Lui, lo spirito apparso, mi osservava con serena espressione e quasi compiaciuto si sedette di fronte al fuoco, come per scaldarsi dal suo lungo viaggio. Le domande potevano essere infinite, ma credetemi in quel momento non me ne sorgeva nemmeno una, ero presa dall’emozione che si sa ben poca calma e riflessione dona alla logica, euforica, spaventata, meravigliata.. Poi come d’incanto nella mente si aprì l’immagine d’un libro che fin dalle mie prime letture dell’occulto tenevo come una reliquia. Si, Lui era il mio maestro, morto più di centoventi anni fa.. Com’era possibile? E’ vero era un grande medium ed ora ne avevo la prova certa. Al tempo ero sola e senza nessuna guida, cercavo di capire l’estremo di quel confine che ci separa dal mondo dei morti, dall’anima trasmigrata e dagli spiriti ignari d’essere estinti, cercano ancora un dialogo con i vivi.. Forse pensavo, non si estingue nulla e cercavo di scoprirlo nelle letture, che potevano concedermi delle risposte esaudenti.. Quel libro l’avevo comprato per caso, come tutti quelli che mi hanno aperto la mente.. Era li sulla bancarella dell’usato, pochi spiccioli e corsi a casa come se avessi trovato un tesoro.. Il medium di grande fama e grande semplicità nell’esprimersi, mi aveva indirizzata verso la giusta via, che avrei percorso con grande fatica, cercando anche conforto nelle sue pagine, scritte dalla sua sapiente mano. Era chiaro ora vedevo il suo viso, la foto messa sul testo era lui, ne ero certa. A quel punto il maestro sembrava soddisfatto del fatto che lo avessi riconosciuto , girandosi lentamente verso di me, lasciando la luce terrena del fuoco, si avvicinò e mi salutò, senza nessun cenno svanì tra le travi del soffitto. Si impresse una macchia, che a ben guardarla era il suo viso, un po severo e mi osserva ancora nelle mie giornate fredde, insieme nei momenti di rapimento spirituale, parliamo e ci ascoltiamo.

ViolaNerapoetry